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Mamma Mafalda

Una cristiana esemplare, un’infaticabile apostola del Rosario e dell’Eucaristia, particolarmente devota agli ultimi tre Pontefici (San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco) ma soprattutto soccorritrice dei disperati e dei dimenticati, e cuore pulsante dell’Associazione “Tu es Petrus”, a cui si è dedicata interamente negli ultimi anni di vita, fino a quando il 26 Febbraio 2018 il Signore l’ha chiamata a sé. Si può sintetizzare così il cammino terreno della signora Mafalda, madre adorata del nostro Presidente Gianluca Barile, una vita spesa per Dio e per la famiglia. “Mamma Mafalda” o “Mafaldina”, come veniva chiamata da amici e parenti, ha lasciato un segno indelebile in tutti coloro che l’hanno conosciuta e amata. Nata a Casalvelino, piccolo centro turistico del Cilento, il 13 giugno 1939, quarta dei nove figli di Natale e Mariannina, aveva trascorso la sua infanzia e la sua giovinezza a Capaccio Paestum. Il 30 luglio 1967 sposa Alfonso, ferroviere dello Stato; due anni dopo arriva il primogenito Gennaro; nel 1976 è la volta di Gianluca. A causa delle sue gravi condizioni di salute, i medici le consigliano di abortire. Lei, dopo aver sognato la Madonna di Fatima e Pio XII che le dicono di recitare una novena per il buon esito della gravidanza, risponde: “Preferisco morire io piuttosto che ammazzare mio figlio”. La sua fede verrà premiata: il bambino nascerà e lei non riporterà, miracolosamente, nessuna conseguenza. Si tratta della stessa fede che tre anni prima, nel 1973, le aveva fatto superare la morte improvvisa del fratello Antonio, appena 25enne. Giunta all’inizio degli anni ’70 presso il rione Sant’Anna di Battipaglia, si adopera immediatamente per la costruzione della prima Parrocchia del quartiere, intitolata a San Gregorio VII. Collaborerà incessantemente, per questo scopo, con Don Antonio Riccardi, che diventerà il suo direttore spirituale. Malgrado il cuore ammalato, non salterà mai una Santa Messa: “Il cuore di Cristo viene prima del mio”, soleva ripetere, con la corona del Rosario tra le mani e l’invito a tutti a comunicarsi quotidianamente: “L’Eucaristia è lo stesso Gesù del Vangelo, è lo stesso Gesù che ci accoglierà in Paradiso, è davvero lui col suo corpo e col suo sangue!”. Tra gli anni ’80 e ’90 si trova ad assistere il marito Alfonso che si ammala ancora più gravemente di lei. Giorni e notti interi al capezzale dello sposo che, purtroppo, non ce la fa e rimette l’anima a Dio il 28 Luglio del 1996. Il figlio Gianluca resta ad accudirla amorevolmente. “Mamma Mafalda” segue passo dopo passo la carriera del secondogenito nel mondo del giornalismo, della politica e nell’ambiente vaticano: Gianluca è il suo orgoglio. Viene ammessa più volte al cospetto di San Giovanni Paolo II, ottenendo sempre qualche minuto da sola con il Papa polacco per la confessione. La morte del Pontefice rappresenterà, per lei, una dura prova. Stringerà un rapporto ancora più stretto con Benedetto XVI, che riuscirà a far arrossire quando gli dirà: “Santità, quando vedo lei, vedo Gesù vestito di bianco”. Verrà ricevuta molto di frequente anche da Papa Francesco, che nel periodo finale della malattia non mancherà di farle giungere la sua preghiera e il suo conforto. Lei ricambierà lasciando una consegna molto speciale: “Fate sapere al Santo Padre che tutto ho offerto e tutto ho sofferto per lui”. In molti accorreranno intorno al suo letto di dolore per ricevere aiuto e conforto spirituale. Sui manifesti funebri, dopo tanti patimenti fisici (16 interventi chirurgici in anestesia generale in 8 anni), vuole la famosa frase della lettera di Paolo a Timoteo: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede”.

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